yunnan nord ovest – viaggio panza e vacanza – secondo e terzo cavallo

Shuhe

Il viaggio da Qiaotou a Lijiang l’abbiamo fatto compressi ben bene.  Arrivati a Lijiang siamo andati a mangiare, un bel piatto di coniglio allo zenzero in un ristorante tanto brutto quanto buono (ed è brutto forte, bisogna dirlo). Dopo di che, rotta verso Shuhe, un vecchio villaggio staccato di poco da Lijiang pieno di alberghetti e locande molto curate (e relativamente care, ma non più della media della città vecchia di Lijiang). La prima notte, demenziale, l’abbiamo passata in un posto trovato per caso e all’ultimo: la serratura della stanza era rotta, il proprietario gonfio di baijiu, e per questi due fattori sono riuscito a strappargli un prezzo che la mattina dopo, passata la sbronza, gli ha fatto veramente male ricordare. Ma il posto non valeva, effettivamente, più di quel che l’abbiamo pagato, e quindi ci siamo diretti a una locanda che già conoscevo, il Lu Ma (Lu di viaggiare 旅, Ma di cavallo 马), che la notte prima era pieno, e abbiamo trovato una signora stanza.

Lugu Hu 

Ma Shuhe viene a noia troppo presto, con l’atmosfera da cartolina da riviera e un vago retrogusto 1984-esco, così ci siamo rimessi presto in marcia verso il Lago Lugu…  

Uno dei luoghi abitati da umani più incontaminati che abbia visto in vita mia, un lago talmente pulito che anche le alghe sono belle (e fanno i fiori), casa della minoranza Mosuo, famosa perché ancora matrilineare (le donne sono libere di accoppiarsi con chi vogliono a partire dai 13 anni, i padri non hanno voce in capitolo sull’allevamento della prole, ecc…). 

 

 

il lago  

 

Con l’apertura al turismo il Lago ha visto nel giro di pochi anni un cambiamento radicale: se nel 1996 esisteva su tutto il perimetro del Lago una sola locanda, adesso Lige, il “villaggio” a cui si viene portati da Lijiang, è diventato una serie ininterrotta di ostelli e alberghi, molti ricavati dalle case dei locali convertite all’occorrenza, con prezzi che vanno dall’alto al semplicemente ridicolo. Ma basta spostarsi un po’ perché la pressione del turismo si ridimensioni. Nella parte del villaggio di XiaoLuoShui che si affaccia sul Lago ci sono un paio di locande molto tranquille e con pochi visitatori, noi avevamo intenzione di restare quanto più tranquilli possibile, e direi che ci siamo riusciti.

la vista fuori dalla locanda HuSi. 

 

 

l’alba sul lago 

 

 

La popolazione locale è tibetan-buddista, e ovunque ci si giri si trovano bandierine colorate, budda allotati e caratteri u-chan. Nonostante la botta turistica all’economia culturale locale, i costumi sono ancora molto distanti da quelli degli Han urbani. Abbiamo assistito all’arrivo di un camion che portava una ventina di materassi per una nuova guesthouse, e i vicini di casa passavano a dare una mano a scaricarli, magari anche solo uno per fare figura, ma il gesto dava l’idea della vicinanza dei rapporti (probabilmente son tutti cugini), così come in generale capitava di assistere a un traffico continuo dei locali da una guesthouse all’altra (immaginatevi il manager di un albergo in via Cerretani che va a fare due chiacchere con il clerk dell’albergo accanto…).

La “dimensione villaggio” è in effetti una delle cose più affascinanti del lago, gli abitanti, per quanto improvvisatisi albergatori, restano contadini, e “l’artigianato” non è esclusivamente una cosa da vendere ai turisti, ma la originaria modalità di produzione e lavorazione, che si traduce in ritmi lenti, cose semplici e belle, ambiente felicemente conservato. Graaaan bel posto.

 

uno dei tanti budda che si incotrano per strada… Om.

 

 

una signora intenta a tessere su un mini-telaio 

 

 

al bagno 

 

Per chiudere la storia, allo scoccare della mezzanotte ci siamo (ri-)trasformati in mortadelle, ci siamo infilati nell’ennesimo autopanino, siamo tornati a Lijiang e questa volta abbiamo tentato la carta Dayan (la città vecchia di Lijiang), andando a infilarci nel terzo cavallo, un altro Cha Ma (茶马). Da lì, visto che non esistevano più biglietti neanche dei pulman (!!!), siamo andati a Dali, che pur non essendo nei programmi è sempre un piacere (e molto meglio di Lijiang, soprattutto dal punto di vista della vivibilità).