il qi rimbomba sulla collina

 

La continuità è il terreno dove non vista matura la discontinuità. Le svolte non avvengono solo nei vicoli ciechi, anzi. 

 

Riconoscere un debito non vuol dire ancora essersene liberati. Nella giovinezza si entra in competizione, dice liezi. Anche a non volerlo, aggiungo. Il mio non-allievo mi scrive che un giorno si sentirà pronto a fare a manate con me, ma ora no, per ora meglio evitarmi. Capisco perfettamente, provando sentimenti simili.

 

Oggi è una giornata meravigliosa, il momento ideale per il manifestarsi di discontinuità potenti che in effetti non si sono fatte attendere. L’aria fresca al mattino è ricca di acqua, il qi rimbomba. Mi alleno allo zoo, mi alleno allo zoo di kunming, fin qui tutto regolare. Se inizio a dire che mi alleno sulla montagna della comprensione universale magari le cose iniziano a suonare in maniera diversa, o no? In cima alla collina del non capire un cazzo uguale c’è un pagodo con sotto un massiccio tavolo di pietra il cui piano peserà minimo un paio di tonnellate, e sul quale non manco di saltellare di quando in quando. La mattina quando arrivo di solito c’è già mister sto in calzoncini e a torso nudo e cammino scalzo sulle rocce, un personaggio che si nota nel panorama locale. Stamattina ci arrivo evitando i sentieri pavimentati, passo per i sentieri di terra, e capisco, avverto, sento. Quel posto che di solito mi risulta abbastanza indifferente, se non per il tavolo su cui mi alleno, si manifesta per quello che è, un luogo potente. I percorsi che lo avvicinano e se ne dipartono hanno la loro orientazione, i vecchi che si muovono attorno sono elettroni su orbite stabilite dal mutevole e inesauribile qi del cielo e della terra, a valle, sotto la porta del sud, donne in loop camminano agitando le mani da tempi incalcolabili, preparativi di chissà quale evocazione.

 

Torna dopo qualche tempo l’omino grasso col bastone. Parla molto, Yang laoshi ascolta. E’ più basso di me, l’omino grasso, e peserà quaranta chili di più. Ci spostiamo dalla pagoda col soffitto pakuato, è di nuovo il tempo dei pesticidi, il maestro dal cappottino di seta bianca ha quasi finito la sua lezione nello spiazzo a nord del tempio in cima alla collina, e noi aspettiamo e prendiamo il posto. Poco dopo che gli altri hanno iniziato a fare la forma arriva un signore un po’ stortignaccolo, brizzolato, anche lui si porta dietro un bastone, Yang laoshi lo invita a farsi spingere dall’omino grasso, che peserà cinquanta, cinquantacinque chili di più. E il signore brizzolato, sorridente, si prende sereno la spinta. Quanti anni hai, gli chiede Yang laoshi. ottantadue.

ottantadue. 

L’omino panzone ne ha trentasette, anche se ne dimostra di più. Poi è il turno di xiao wei, l’allieva anziana, e il vecchino se la beve tranquillo. Ottantadue anni. Io sono senza parole, posso solo appena sorridere.

Poi torniamo alla pagoda. Io sto nel mio, avvertendo che molto probabilmente mi troverò a spingere o farmi spingere dall’omino panzone. Quando questo succede capisco perché l’allievo inglese di yang laoshi l’altro giorno mi ha detto che per qualche giorno avrebbe staccato, "e poi venire allo zoo e allenarmi con gli altri mi ha sempre stressato". In effetti. Solo una volta riesco vagamente ad essere davvero rilassato e deviare la spinta. Competizione. Il ritmo cardiaco, al solito, aumenta troppo. Difficile non agitarsi, ogni tre spinte interviene yang laoshi e fa vedere quanto è facile in realtà sbaraccare l’omino panzone. Non è una di quelle "frustrazioni intelligenti" che aiutano a crescere. No, è solo avere davanti un muro e vedere che la scala che si sta costruendo non è ancora abbastanza alta. Se non ci fossero quelli che la scala sembra l’abbiano costruita in tre giorni non sarebbe neanche un così grande problema. Ma invece ci sono. Quelli più avanti di te. Quelli a cui il maestro ha dedicato più tempo (magari anche perché parlano e soprattutto capiscono il cinese).

Dopo l’omino panzone, la cosa più x è che arriva anche uno dei "vecchi" del gruppo di allievi, ahah, vediamo con me, e a quel punto anche lui mi sbaracca, mentre ero convinto che almeno lui… e mi dice, ah, almeno sei giovane, vedrai che poi capirai. Io vorrei aver già capito, essere imbattibile. Il che vuol dire che ci sono molte cose che non vanno.

Yang Laoshi non parla mai di ego perché evidentemente non è un problema, ma la maggior parte degli allievi stranieri ne parla spesso. Ego. O Vuoto. Delle due… quando sei tu a spingere qualcunaltro riesci comunque a restare senza ego? Perché ci sono dei giorni che anche i più bravi tra i vecchi non è che mi spingano tanto facilmente, e giorni come questo che mi sento handicappato? Perché non alleniamo certe cose in maniera un po’ più regolare? No, figuriamoci, apparentemente è tutto negli esercizi da solo, la forma, il kai-he*, il jing ding. Poi salta fuori l’omino panzone e mi sbaracca. Ale’.

 

*il kai-he, aprire tutte le giunture del corpo in maniera armoniosa, e poi chiuderle in maniera altrettanto omogenea, oppure il wai he nei kai, il chiudere l’esterno mentre si apre l’interno (chiudere il corpo ma aprire le giunture), e ancora altri, tutti sistemi per trasferire/scaricare/ground la forza.

2 responses to “il qi rimbomba sulla collina”

  1. nonallievo

    e io che ho paura a fare a schiaffi con te allora?
    Ho trovato un’interessante brochure sul golf, se ti interessa…

    Per consolarsi una lettura gratuita

    62. La preponderanza del piccolo
    (ottimo anche per sindromi da iposviluppo genitale e impotenza: l’uccello dice “E’ meglio rimanere in basso”)

  2. maodun

    che poi avvengono i mutamenti, e oggi mi sono divertito un casino ad allenarmi a) col panzone di 100 chili, b) col ragazzino di 45. “Quando uno si fida delle creature, le mette in moto”…