una questione di (assenza di) stile

Dunque sono tornato ad allenarmi con yang laoshi, che ha altri due laowai per le mani, oltre al sottoscritto. Due e mezzo se contiamo anche la studentessa di medicina americana che già che c’è impara anche il taijiquan (fa parte del pacchetto vieni in cina, fai un po’ di praticantato in ospedali di medicina cinese, impara due mosse di taiji, sgancia un sacco di grana e torna a casa col diplomino). 

Ma lei non la contiamo, quindi gli altri due laowai, allievi di lungo corso, iniziano nel 2003-4. La loro presenza, le loro domande, i loro errori offrono a yang laoshi l’opportunità di estendersi su alcune questioni: e quindi cominciamo da quella dello stile.

E’ ormai un annetto che pratico taijiquan, e fino a ora non mi sono posto troppo il problema di capire che stile di taiji fosse. In un foglietto in inglese che mi era stato dato nei primissimi giorni c’era scritto che era stile wu. Tanto basta, evidentemente non era yang né cheng. Personalmente, e chissà che prima o poi non senta che le mie opinioni personali hanno pure un certo valore, ritengo che lo stile non è importante. Non fraintendetemi, non sono un fan di bruce lee, del "senza forma, senza stile (tradizionale)" etc… Lo stile veramente non è importante per diversi motivi: un insegnante, professore, maestro o padrino* che sia, se è veramente tale, ha assorbito e metabolizzato quanto ha imparato facendolo proprio, quindi lo stile pang del maestro pong e lo stile pang del maestro ping mi aspetto che siano differenti tra loro (assunto che si parli di gao shou, di gente di un certo livello). Quindi mi preoccuperei della qualità dell’insegnante più che dello stile che rappresenta.

Lo stile non è importante, poi, per una questione eminentemente taoista, e quindi tendente all’assurdo e difficilmente esprimibile: lo stile è un metodo, però il metodo è una trappola, quindi il metodo che non avesse un metodo sarebbe un buon metodo. Eppure… con calma, ci ritornerò sopra, con le idee più chiare. 

Comunque sia il punto è che lo stile non è importante, soprattutto non è la cosa più  importante, al contrario del gongfu, che è quello che fa di un allievo un buon allievo. Ad ogni modo, "il gongfu migliore dello stile cheng è nello yang, e il gongfu migliore dello stile yang è nel wu". E quello che insegna yang laoshi è taijiquan stile wu**, del ramo/branca/setta del sud.

Detto questo, finora ho praticato la forma piuttosto larga, nelle posizioni. Raccontava yang laoshi che quando il signor wu stava imparando dal signor yang, il signor yang gli chiese se voleva imparare la forma larga o stretta, ed essendo il signor wu molto intelligente, rispose che voleva imparare la forma stretta. Perché nella forma praticata stretta c’è più precisione, e il taijiquan è una questione di fine tuning, di microaggiustamenti. Ma questo è solo un punto di vista, un cristallo che in questo momento del mio sviluppo marziale produce gli effetti migliori, ma che in un altro momento magari non avrebbe nessun effetto. Ed ecco il terzo punto del perché lo stile non è importante: quando sono andato a trovare il maestro Pace giù nell’Etna, mi ha detto che ho fatto tanti buchi ma ancora non ho trovato l’acqua perché non ho scavato abbastanza a fondo. Vero. Ma ogni maestro ha il suo stile, e ogni allievo ha il suo maestro (o i suoi maestri, nello scimmiotto il ragazzo demone rosso quando si converte e diventa discepolo di guan yin trova in lei il suo cinquantatreesimo maestro…). Quello che conta per me non è lo stile yang, cheng, wu, ma il fatto che possa guardare in faccia chi mi insegna e provare rispetto, rispetto per un’abilità che non ho ancora raggiunto, ma anche per il modo di gestirsi la vita e relazionarsi con gli altri. Mi è capitato un annetto fa di provare più rispetto per un allievo che per il suo maestro… non è una sensazione che mi incoraggia a seguire quel maestro.

Recentemente, ad ogni buon conto, la mia forma si è ristretta come le mie camice di canapa (non a caso si fanno un po’ più grandi, quando sono nuove) (le camice). 

 

*quando avrò le mie venti scuole sparse per l’italia e altrettante in europa il mio titolo sarà indiscutibilmente "padrino".

 

**吴式 kou tian de wu, per i sinologi, oppure quello con il carattere che ha un quadratino in cima.