Le spinte del taijiquan.
Quando io spingo qualcosa, questa spinta è un processo che dal suolo trasmette energia attraverso uno o più punti di contatto contro una superficie anch’essa connessa, in ultima analisi, al suolo (se pure voleste rompere a tutti i costi i coglioni potreste richiamare l’esempio di un sacco da pugilato e tranquilli che pure quello in qualche modo è connesso al suolo, ma non vedo proprio perché dovreste. alle volte sono proprio diffidente.)
Cosa serve ancora per capire una spinta? L’estensione del medio. Nel senso, il corpo spingente è appunto un corpo: ancora non importa se usate il taijiquan o l’incazzatura o qualche tecnica dura, il vostro corpo si deve in qualche modo estendere per trasmettere l’energia cinetica una volta arrivato al contatto. Prima non ci siete, poi vi allungate e spingete. E spigne!
Alcune considerazioni.
Prima considerazione. Provate a spingere con tutto il peso del corpo una porta. Se è chiusa magari la sfondate. Se è aperta finite a battere una musata per terra. Nel taijiquan si diventa come una porta aperta, per quel che riguarda i cardini, ma ancora meglio, si finisce per essere un muro che si sposta mentre lo spingete. Può essere molto frustrante.
Seconda considerazione. L’asse del vostro corpo determina il vostro equilibrio. "A testa bassa". Ecco, a testa bassa si finisce di nuovo a battere una musata. Nel taijiquan la schiena è sempre dritta (funzionalmente dritta, fisiologicamente morbida, curva e rilassata), la testa è sempre in asse con il centro del corpo (正打拳, zheng da quan, letteralmente dare il pugno in maniera zheng, cioè retta, ma "dare il pugno" vuol dire anche, ad esempio, fare la forma). La spinta del taijiquan non altera l’allineamento del corpo, bensì utilizza tutta una serie di sistemi per trasferire internamente il "peso". Vedi scritto precedente.
Terza considerazione. Leggerezza e sensibilità. Con queste due, si percepisce la situazione del peso di chi si ha di fronte, peso che normalmente si sta spostando o per spingere o per resistere alla spinta. Quanto più il cuore è tranquillo (心静, xin jing), quanto più le articolazioni sono aperte, tanto più il corpo è tubolare/uniforme. Quanto più il cuore si agita, o anche solo è distratto da preoccupazioni, quanto più le articolazioni si serrano (sintomo primo della paura, l’irrigidimento, che tra l’altro riducendo lo scorrere del qi riduce l’ossigenazione dei muscoli, affatica la respirazione e riduce l’afflusso di sangue al cervello, quindi…). La percezione della "situazione del peso" (che probabilmente se non sicuramente ha un suo termine cinese che però ancora mi manca) comporta che quando si trasforma la forza dell’altro, cioè ci si fa yin, nello stesso momento ci si fa yang, esprimendo forza (法力, fa li), e questo senza sforzo, visto che basta «parassitare» la traiettoria della forza altrui. Di solito questo comporta che l’altro finisce a battere la famosa musata, o meglio, viene trattenuto per un braccio prima che la batta.
Quarta considerazione. La spinta del taijiquan parassita appunto la forza altrui. Ma esiste anche la cara vecchia spinta attiva contro soggetto passivo, o quanto meno patente. Altrimenti detto: la spinta da manuale di taijiquan. Verso il basso, morbido, aderente mi attacco a chi ho di fronte, lo porto giù e poi spingo leggermente verso l’alto, sradicandolo completamente. L’effetto di questo tipo di spinta è di solito piuttosto comico a vedersi, perché chi la riceve finisce per fare diversi passi all’indietro senza riuscire a fermarsi prima di finire con il culo per terra. Sembra quasi che di sorpresa qualcuno lo stia tirando per i calzoni. Non è la classica spintonata che uno fa un passo indietro e si ferma, no.
Ultima considerazione, che eccezionalmente stasera per scrivere ho fatto l’una e mezza. Il taijiquan va verso la corta distanza. Non corre incontro all’avversario, ma ci si francobolla addosso. Quanto più vicino arriva alla spina dorsale, tanto più è pericoloso. Se prendo controllo della mano, tanto tanto (ci sono cose che non volete comunque sia provare), se controllo il gomito inizio ad essere pericoloso, se controllo la spalla ti posso fare quello che voglio. Il collo non è neanche il caso di menzionarlo. Scrà. 抱球, bao qiu, il cosiddetto "afferrare la palla", è il sistema base per frullare il prossimo gestendone le articolazioni. Questo vale, ovviamente, per il taijiquan non troppo marziale. Vale per il tui shou, o se non si vuole fare troppo male al prossimo. L’idea di fondo è che tu entri ma non trovi niente, e nel frattempo io mi ti sono attaccato addosso e basta soffiare per farti schizzare via. Il taijiquan marziale ti gonfia di tre quattro colpi mentre ancora ti avvicini, incluso l’immancabile calcio nelle palle, ma questa è un’altra storia. E poi tutti c’hanno il taijiquan più marziale di quello degli altri, per cui è inutile discuterne :p
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Gli esseri umani sono morbidi e flessibili quando nascono, duri e rigidi quando muoiono (alla faccia del karate). Gli alberi e le piante sono teneri e flessibili quando sono in vita, secchi e rigidi quando sono morti. Perciò il duro e il rigido sono compagni della morte, il morbido e il flessibile sono compagni della vita.
Un combattente che non sa arretrare non può vincere, un albero incapace di piegarsi si spezza. La rigidità e la forza sono inferiori, la flessibilità e la morbidezza sono superiori.
[Nota bene: tutto questo già nel dao de jing, scritto verso il 500 a.c., cioè molto prima di qualsiasi traccia riconosciuta di una codificazione del taijiquan]
Ciao ciccio,
non rispondo al testo scritto
ma visto che non ho la tua mail volevo sapere se il tuo amico ti aveva avvertito della data di matrimonio..11 Luglio….
baci jas