ultimamente

Il fatto è che stanno succedendomi più cose degne di essere trascritte di quelle che trovo il tempo di raccontare. 
 
 
 
Il vecchio che canta al sole, il primo sole dopo chunjie, il festival della primavera o capodanno cinese (e passata una settimana non hanno ancora finito di fare i botti), la città vecchia di kunming di cui restano solo foto su un telo di plastica lungo un muro di un isolato dove prima c’era il mercato (ora in zona c’è un carrefour e altri centri commerciali ipertrofici ma la gente continua a vendere per strada, quelli che fanno lo zucchero filato con una bicicletta e una bombola del gas da cinque litri), i calci nelle palle e le ditate negli occhi di yang laoshi che mi prendo serafico
-mei shi? (niente?)
-mei shi. (niente)
(e l’altro giorno mi ha beccato a qualcosa come il quinto scambio, che cazzo), e poi ribeccare l’amico della prima notte da bodyguard e andare con altri due tipi sulle xishan, le colline occidentali, e le bolle di sapone sparate dal vento del tramonto, la grande onda di Yin che il sole, risucchiandosi l’aria calda dietro le colline, ha sparato per almeno mezz’ora verso di noi, e la trombetta della libertà (the trumpet of freedom), anch’essa lasciata suonare al vento. Gli elementi, lasciati fare, hanno ciascuno una potenza precipua, il primo sole, il vento del tramonto, il verde qioso degli alberi. L’acqua fredda. E il computer, forse. 
Per capire il movimento delle cose noi pensiamo alla direzione in cui vanno, non alla direzione da cui vengono. questo va molto male. La più semplice maniera di capire il vuoto è pensare ai polmoni. Non respiriamo con i polmoni, per quanto si sia abituati a pensarla così. La respirazione è un processo in cui la parte motoria è come il motorino elettrico dell’aspirapolvere, il quale non potendo creare il vuoto, fa muovere velocemente l’aria verso fessure strette, crea una differenza di potenziale tra due poli, interno ed esterno. Ma la parte motoria della respirazione umana è demandata ai muscoli che possiamo usare più o meno integralmente, consapevolmente, localmente. il controllo dei muscoli del torace, anteriori e posteriori (dorsali e altri), dell’addome (in particolare la capacità di rilassarne i muscoli), il diaframma e la muscolatura che copre i reni, il controllo di questi muscoli permette di controllare la respirazione, quindi di regolare l’afflusso di sangue ossigenato, laddove il controllo dei muscoli fondamentalmente significa, a monte, la capacità di ossigenare efficentemente e integralmente i muscoli apportando ovunque sangue fresco (e qi? no, il qi è quello che muove…), riducendo quindi la quantità di aria introdotta necessaria, ossia riducendo il carico di lavoro del cuore, poveraccio sennò. Dicevamo, la parte motoria è demandata ai muscoli, e un muscolo ben ossigenato sarà amichevole e disposto a collaborare. E i polmoni a che cazzo ci stanno a fare, allora? I polmoni sono il filtro, per ossigenare il sangue. Prendete un albero in controluce, capovolgetelo, e mettetevelo nei polmoni, nel sacchetto dell’aspirapolvere. Avete espirato? Bene: ora c’è il vuoto. Se avete voluto faticare, l’avete creato nei vostri polmoni agendo sulla parte più scomoda e faticosa che potevate scegliere, cioè la scatola toracica, una gabbia di ossa elastiche e muscoli tignosi che fanno una resistenza della madonna. E’ così, c’è poco da fare. Comunque sia, a prescindere da come l’avete fatto, il vuoto risucchia. Vedi film con astronave che si apre sullo spazio infinito e si risucchia lo sfigato di turno, ma soprattutto, cosa potete avere sperimentato di vuoto rendendovene conto non ne ho idea. Il vuoto risucchia, e l’aria, questa cosa ultimamente oscena che ci tocca immettere nel nostro amatissimo e sanissimo corpo, l’aria entra nella bocca (noooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!) o nel naso, scende nella gola, augurabilmente prende per i polmoni e non per lo stomaco, e poi si infila in una ragnatela di stradine sempre più strette sulle quali si affaccia da ogni finestrella il sangue che come un guappo di napoli aspetta nel vicolo il fesso di turno per saltargli addosso e fregargli l’ossigeno. I polmoni stanno. I muscoli li strizzano, il molto piccolo, il vuoto che si espande e risucchia dentro l’aria, sostanza leggera di sostanze miscelate, e poi di nuovo una pompata e via col vuoto.
Il sole al tramonto fa la stessa cosa. Il sole è come una cometa che si trascina dietro una scia di aria calda, o se la spinge davanti (ma ancora sull’alba ci devo lavorare). Al tramonto il sole si porta via l’aria calda lasciandosi il vuoto alle spalle, avete presente quando siete su un tappeto e uno tirandolo vi fa fare l’onda? il sole si tira dietro l’aria calda, e la polvere sotto il tappeto d’aria calda è il vento freddo che ti arriva in faccia mentre guardi il tramonto. E’ come se il sole andandosene mi spingesse aria fredda nel viso, come nell’apertura della forma di taiji, ti abbassi ed alzi le braccia… e poi le riabbassi. Una bella spinta. Bisogna pensarlo al contrario, il vento. Il sole che se ne va, mica qualcosa che viene o va da qualche parte. E la respirazione pure.

2 responses to “ultimamente”

  1. li

    bello questo post. come al solito d’altronde :)
    ti leggo da un po’ e nn commento mai, ma stamattina le tue sono le prime parole che leggo e allora mi e’venuta voglia di dire ciao.
    .ciao.

  2. pengo

    grazie, e buongiorno :)