La pratica del qigong consiste nel gestire consapevolmente la circolazione del proprio qi, detta proprio all’osso. Per quanto il qi non abbia bisogno di essere gestito per circolare, una volta che lo si sa prendere in cura si cominciano ad avere effetti positivi sulla salute, che per i cinesi, gli indiani, e i tibetani non si limita alla condizione del corpo ma include anche la salute mentale, emotiva, spirituale. Gli estremi cui si può arrivare, secondo queste tradizioni, sono l’illuminazione, buddità, e l’immortalità, ma da quel che leggo molte persone si accontentano di un sano equilibrio psicofisico che tutto sommato non è cosa da disdegnare anche qualora non si raggiungesse l’immortalità.
E’ con la mente cosciente che si fa circolare il qi, una mente inconsapevole del qi lo influenza di solito in termini negativi, e reciprocamente una mente non è consapevole del qi perché non c’è un buon qi in circolo. Una mente cosciente è una mente cosciente anche e in buona misura proprio del qi, anche se magari non segue la tradizione cinese e non lo chiama qi (o prana, o energia, o quello che volete). Una persona serena è una persona i cui organi non si lamentano, la cui mente non si ingrippa troppo creando dolori di stomaco che possono facilmente sfociare in gastriti e ulcere, tanto per dire. Non sarà sempre stanca, non si incazzerà facilmente, non si bloccherà di fronte al primo problema che si presenta: il qi di questa persona è probabilmente un qi sano, e beata lei.
La respirazione è strettamente collegata al qi, nonché agli stati emotivi e mentali. Quando ci arrabbiamo il respiro è corto e il qi sale nel torace e alla testa, o meglio, troppo qi sale. Quando siamo tristi o ci angosciamo per un problema, il torace è svuotato di qi, e sospiriamo, cercando di riportare il qi nel torace, e siccome questo spesso non basta, capita che i sospiri abbiano un certo gusto di incompletezza, di insoddisfazione.
Una bella cosa tra le prime che succedono quando si medita è proprio che a un certo punto quel sospiro diventa un respiro.
Una bella cosa tra le prime che succedono quando si medita è proprio che a un certo punto quella tristezza diventa serenità.
Corpo e mente, sì.
E’ come se un tappo si fosse non stappato, che sarebbe troppo brusco, ma dissolto.
A questo, i buddisti, gli yogi e i taoisti arrivano attraverso la respirazione addominale. Certo, non esclusivamente. Perché questi signori sanno che l’esterno e l’interno non esistono, ce li inventiamo noi proprio perché non siamo ancora ancorati al flusso originale, al Dao, e quindi viviamo di distinzioni e nelle distinzioni, ma qui non vorrei spaventarvi troppo… L’amico e maestro Dong Fang mi disse, parlando dello yoga, che questo era facilmente tentato dal preoccuparsi troppo della forma esteriore del corpo, della buona postura, ed è per questo, diceva, che i maestri yogi hanno spesso dei corpi armoniosi e belli a vedersi, mentre i taoisti si preoccupano piuttosto di come sta uno dentro: alla fine l’importante è che sei tranquillo e hai voglia di sorridere al mondo intero, a partire da te. L’amico e maestro dong fang è un discreto paraculo, e secondo me fa una distinzione del genere perché alle volte può essere funzionale alla comprensione infamare un po’ l’uno per far vedere i punti di forza dell’altro, e poco importa che poi l’uno si chiami yoga o marmellata e l’altro taoismo o miele.
Comunque, dicevamo della respirazione addominale: sono diciassette anni che la pratico, più o meno. La distinzione scolastica (vedi sopra) vuole che i buddisti inspirando dilatino l’addome, mentre i taoisti inspirando contraggono l’addome. E i buddisti taoisti? E i taoisti buddisti? E se fanno pure yoga? La respirazione addominale è uno strumento importante perché allontana dal centro del torace il concentrarsi del qi, e lo sposta appunto nell’addome. Essendo il torace il centro in cui si accumulano maggiormente le emozioni, portare il respiro lontano quel centro vuol dire, tendenzialmente, pacificare le emozioni, ed è proprio di questo che voglio parlare (sì, ce l’abbiamo fatto, siamo arrivati al punto!).
Accennavamo prima al fatto che la mente consapevole gestisce il qi, e non se ne lascia gestire. Per fare questo, la mente deve essere più Yi 意 che Xin 心, più "saggia" e meno "emozionale" (xin letteralmente vuol dire cuore, e significa proprio quella mente che sono i moti del cuore, su cui abbiamo poco controllo).
Ma come in tutte le cose, ed eccoci veramente al punto, è possibile esagerare, ed è per questo che mi è piaciuto molto quello che diceva dong fang sul fatto che alla fine l’importante è essere presi bene, poi vengono i metodi e le tecniche: possiamo respirare addominalmente quanto vogliamo, e se siamo incazzati o preoccupati da qualcosa di immediato di sicuro ci aiuterà a calmarci e a vedere le cose con chiarezza.
E se siamo tristi? Afflitti? Sconsolati? In questo caso, onestamente, la respirazione addominale diventa una trappola pericolosa. Perché respirando nell’addome portiamo via il qi dal torace, portiamo le emozioni a depositarsi sul fondo come il torbido nell’acqua cheta, ma il problema è proprio che le emozioni sono in deficit, e non in eccesso. Il problema è che anche se volessimo, e ce ne accorgiamo quando sospiriamo, non riusciremmo a portare le emozioni in alto. Siamo spenti e spompati, e la respirazione addominale da sé non ci aiuterà. Vogliamo l’assenza di emozioni, o vogliamo delle emozioni equilibrate? Ecco, forse è qui che si vede una differenza vera tra buddisti e taoisti: anche se so un po’ troppo poco dei primi, dei secondi so per certo che non rifiuterebbero nessuna emozione, piuttosto cercherebbero di non farsene dominare. E quindi una bella risata quando ci vuole. E quindi un bel vaffanculo quando ci vuole. Certo, quando saremo avanti nel nostro percorso, quando saremo calmi e tranquilli, probabilmente non avremo bisogno dell’uno né dell’altro, ma come diceva ancora una volta dong fang, ancora non siamo immortali.
La respirazione addominale è un po’ un mito. Parlare di respirazione integrale mi piacerebbe di più, se avesse un senso. Ma forse si tratta solo di respirare tranquilli.
nota pratica: quando siete giù di morale, provate a massaggiarvi con la mano aperta, circolarmente, il centro del torace, all’altezza dei capezzoli, e man mano a scendere verso la bocca dello stomaco o salire verso le clavicole, per un cinque minuti. Non risolverà i problemi dell’universo, ma di sicuro fa bene.
prima di tutto grazie della spiega, anche se mi rimane poco chiaro come si respira contraendo l’addome… poi volevo riferire che non molto tempo fa, parlando con un monaco zen dello stato meditativo questi mi fece l’esempio del treno: quando mediti i pensieri e le emozioni non è che non esistono più, e è inutile sforzarsi di cancellarle. la mente infatti esiste per produrre pensieri, come lo stomaco per digerire. allora quando mediti è come se fossi seduto e vedessi i treni passare, i treni sono i pensieri e le emozioni che la mente spontaneamente produce. si possono guardare sfrecciare, si può considerarne la lunghezza, se sono belli o brutti ma la cosa migliore e guardarli sfrecciare via… il problema e se ci sali sopra per vedere come sono fatti, allora il treno parte e tu ci rimani dentro. credo che il monaco volesse dirmi che il punto non è provare emozioni ma non farsene dominare.
in più di un testo dao (sempre in traduzione, ché sono ignorante) ho letto che è normale restare vittima delle emozioni, non è un’onta, non è una macchia, l’unica cosa è non indugiarvi eccessivamente.
Per concludere riporto due traduzioni differenti del XX passo del Laozi che mi sembra pertinente.
ciao a tutti,
m.
Tralascia lo studio e non avrai afflizioni.
Tra un pronto e un tardo risponder sì
quanto intercorre?
Quel che gli altri temono
non posso non temer io.
Oh, quanto son distanti e ancor non s’arrestano!
Tutti gli uomini sono sfrenati
come a una festa o un banchetto sacrificale,
come se in primavera ascendessero ad una torre.
Sol io quanto son placido! tuttora senza presagio
come un pargolo che ancor non ha sorriso,
quanto son dimesso!
come chi non ha dove tornare.
Tutti gli uomini hanno d’avanzo
sol io sono come chi tutto ha abbandonato.
Oh, il mio cuore di stolto
quanto è confuso!
L’uomo comune è così brillante
sol io sono tutto ottenebrato,
l’uomo comune in tutto s’intromette,
solo io di tutto mi disinteresso,
agitato sono come il mare,
sballottato sono come chi non ha punto fermo.
Tutti gli uomini sono affaccendati
sol io sono ebete come villico.
Sol io mi differenzio dagli altri
e tengo in gran pregio la madre che nutre.
Tralascia lo studio e non avrai afflizioni.
Tra un pronto e un tardo risponder sii
quanto intercorre?
Quel che gli altri temono
non posso non temer io.
Oh, quanto son distanti e ancor non s’arrestano!
Tutti gli uomini sono sfrenati
come a una festa o un banchetto sacrificale,
come se in primavera ascendessero ad una torre.
Sol io quanto son placido! tuttora senza presagio
come un pargolo che ancor non ha sorriso,
quanto son dimesso!
come chi non ha dove tornare.
Tutti gli uomini hanno d’avanzo
sol io sono come chi tutto ha abbandonato.
Oh, il mio cuore di stolto
quanto e’ confuso!
L’uomo comune e’ cosi’ brillante
sol io sono tutto ottenebrato,
l’uomo comune in tutto s’intromette,
solo io di tutto mi disinteresso,
agitato sono come il mare,
sballottato sono come chi non ha punto fermo.
Tutti gli uomini sono affaccendati
sol io sono ebete come villico.
Sol io mi differenzio dagli altri
e tengo in gran pregio la madre che nutre.
ooooooooops! ho sbagliato il copia e incolla :D
Che differenza c’è fra il consenso e il rifiuto?
Che differenza c’è fra il bello e il brutto?
Dovrei anch’io temere quel che gli altri temono?
Che follia senza fine!
Tutti sono gioiosi ed eccitati,
come a un banchetto sacrificale
o nel salire a una terrazza in primavera.
Io solo sono inerte e non do alcun segno,
come un neonato che non sorride ancora.
Perduto! Come chi non ha una casa a cui tornare.
Tutti hanno più di quanto occorre loro,
io solo sembro non avere nulla.
La mia è la mente di un idiota,
caotica e vuota!
Tutti sono chiari e intelligenti,
io solo sono oscuro e confuso.
Tutti sono capaci di sottili distinzioni,
io solo sono ottuso e caotico.
Sanza forma! Come l’oceano.
Inafferrabile! Come il vento errante.
Tutti seguono i solchi tracciati,
io solo sono ostinato e villano.
Io solo sono diverso dagli altri
perché ho caro il nutrimento della Madre.
la cosa più sfuggente in assoluto? l’ovvio. sapevo come si calma un cuore ma non come si riavvia: bastava fare il contrario. grazie frate’.
prego frate’! Anzi, grazie a te.
tutti sono così brillanti, io mi aggiro sperso, il più rincoglionito. eh già.