qi gong, veri maestri e raggi laser

i praticanti occidentali di arti marziali cinesi sono cresciuti con un assunto basilare: il vero gongfu non si trova più in cina. La leggenda vuole che i veri maestri fossero stati costretti ad abbandonare la cina dal regime comunista, ed essendo una leggenda, non era corredata da note a piè di pagina, né da indicazioni documentali, storiografiche o altre. Indicazioni di cui ora che mi sto incuriosendo alla questione sento un po’ la mancanza. Mi limito ad accennare alla riflessione del momento, essendomi trovato a mettere insieme un po’ di frammenti recuperati in maniera random. 

 

Giro attorno a queste questioni, con orbita centripeta: relazione del regime comunista mao / post mao con il wushu, il qigong e la medicina cinese; relazione del precedente governo repubblicano con quanto sopra; maestri famosi e maestri sconosciuti; esperienze personali.

 

La riflessione prende spunto da questi fatti: 

 

1) Wang XianZhai (王芗斋), fondatore del dachengquan, si stabilisce a pechino negli anni 40. Negli anni cinquanta insegna zhan zhuang (站桩) come metodo terapeutico, e collabora con diversi ospedali di pechino. Muore nel 63, sull’ottantina. (fonti: wikipedia, voce wang xianzhai; Wang XuanJie, "Dachengquan", ed. Luni). 

 

2)Il sito neigong.net afferma che "a dispetto delle divergenze ideologiche tra il periodo nazionalista (1911-1949) e quello comunista, ci sono stati grandi sforzi per spogliare [il qigong] delle connotazioni religiose e culturali, cosicché le pratiche meditative e ginniche potessero essere scientificamente provate, rese accessibili e svolte collettivamente." Effettivamente, in entrambi i periodi non mancano le pubblicazioni riguardanti il qigong. Liu Guizhen pubblica nel 1957 "esperienze curative con il qigong", che diventa un bestseller. Liu gestisce diverse cliniche, è piuttosto famoso, viene premiato dal ministero della salute e ricevuto personalmente dal presidente Mao. In un’immagine tratta dal libro, si vede il praticante di qigong con la divisa maoista, che vista la tendenza della stragrande maggioranza dei cinesi ad allenarsi con i vestiti di tutti i giorni non è cosa stupefacente.

 

 

 

3) nel 1961 il gruppo di ricerca fisiologica del primo college medico di shanghai raccoglie le informazioni su ricerche svolte in vari ospedali e pubblica un rapporto sugli effetti fisiologici del qigong sui sistemi respiratorio, cardiovascolare, digestivo, nervoso e endocrino. ("crane style qigong and its therapeutic effects", dispensa di tale Dao Shing Ni, 1984)

 

4) arti marziali, medicina cinese, qi gong sono nella loro espressione ottimale inscindibili. Questa affermazione vale su due piani: rispecchia la concezione del maestro di arti marziali ottimale, e non dell’istruttore (e qui la questione, come riportata dai cinesi, potrebbe espandersi molto); e inoltre funziona da bussola per capire la concezione più alta delle arti marziali che hanno i cinesi (con le dovute discrepanze statistiche del caso). (considerazioni personali)

 

5) seppure il qigong e il guoshu (arte nazionale, tale era l’importanza data al wushu fin dai tempi della repubblica, e in seguito a taiwan) avessero ancora popolarità e buona fama, il primo presidente della repubblica cinese, sun yat sen, cristiano e medico di formazione occidentale (aveva studiato a hongkong presso un ospedale gestito da missionari americani), era fortemente ostile alla medicina cinese. Questo era di fatto un clima piuttosto diffuso negli anni prerivoluzionari (pre 1911), in quanto gli stessi cinesi percepivano la cina come un paese fortemente decaduto e corrotto, che avrebbe dovuto rivolgersi all’esperienza dei paesi occidentali, che si erano rilevati molto più forti. Ora, da qualche parte ho letto che in questo periodo la medicina cinese non fu in nessun modo sostenuta dal/dai governi post rivoluzione nazionale, al contrario. (non ritrovo le fonti!)

 

6) la medicina cinese viene recuperata dal governo di mao all’epoca del grande balzo in avanti (1958) e successivamente. I medici scalzi (periodo della rivoluzione culturale, 1966-7x) non hanno altra formazione che un manuale di rimedi pratici basati sulla medicina cinese.

 

Questi più o meno i fatti. Idee che ne scaturiscono:

 

– i cinesi che per primi hanno insegnato ad un ampio pubblico occidentale le arti marziali cinesi a occhio e croce non erano cinesi continentali (hongkong, taiwan), probabilmente non particolarmente simpatizzanti della cina comunista. Vera o falsa che sia, la leggenda dei veri maestri costretti ad abbandonare la cina di sicuro ha costituito un’ottima pubblicità per qualunque maestro cinese all’estero.

 

– non ho trovato nessuna specifica indicazione di purghe comuniste anti-marziali o anti-qigong, al contrario. Non di meno i vari passaggi di popolarizzazione del wushu, modernizzato e collettivizzato, hanno evidentemente prodotto metodi piuttosto deboli e vuoti. Questo soprattutto per quel che riguarda gli stili cosiddetti interni, o che comunque sia hanno una loro componente sostanziale in pratiche meditative e di qigong. Il processo di popolarizzazione del wushu ha inizio con la prima repubblica, e prosegue ininterrotto fino ad oggi. Questa è una cosa che vorrei studiare un po’ meglio, comunque è evidente che i meccanismi tradizionali di trasmissione delle arti marziali, in famiglia, in istituzioni religiose, attraverso insegnamento privato, vengono sempre più affiancati dalla creazione di qualcosa di simile ai "programmi ministeriali", come si confà ad un paese che sta attraversando una fase di ristrutturazione nazionale e industriale (le riforme dei sistemi scolastici europei nell’800 sono estremamente interessanti in proposito). Al tempo stesso ci si fa un vanto di aver spogliato le arti marziali degli aspetti "mistici" ed esoterici, il che non impedisce certo ai maestri mistici ed esoterici di continuare a insegnare a modo loro.

 

-se non ricordo male in una qualche biografia della famiglia yao (gli eredi ufficiali dello yiquan, più o meno), si accenna a difficoltà avute nel periodo della rivoluzione culturale. Il che non li ha costretti ad espatriare, non che ne avrebbero avuto facilmente modo. Questo per dire come, per quanto possano essere stati difficili i tempi, assumere che tutti i "veri" maestri di gongfu siano scappati dalla cina è una plateale cazzata che, via via che i rapporti con la cina si fanno più semplici, si manifesta in quanto tale. Tanto più se penso agli sbattimenti che ancora oggi i giovani cinesi addentro alle storie marziali/taoiste devono sobbarcarsi per andare a trovare il maestro x in culo alla montagna y o nel tempio z.

 

Queste riflessioni nascono dal fatto che recentemente sto praticando più meditazione e qigong del solito, ho avuto un attacco di smania da libri di qigong tale che ho preso libri in prestito da tutti i cultori della materia che conosco in zona, e yang laoshi ha ampliato il repertorio di tecniche di meditazione qigong da portare avanti. La cosa sta avendo tutta una serie di effetti interessanti, tipo svegliarsi a notte fonda con i reni in fiamme (lieve eccesso di yang…) o sfamarmi con la saliva. Di più in seguito.

2 responses to “qi gong, veri maestri e raggi laser”

  1. Stefano (genitore del magro filosofo taijiccione)

    Ho scovato dei documenti interessanti che riguardano Qi Gong, Yi, Zhan zhuang – postura – anatomia, riflessioni sulla pratica, la visione cinese dell’uomo e parecchio altro. Il sito è incentrato sull’ Yi Quan, ma le considerazioni possono facilmente essere estese anche ad altri stili interni.
    Sempre che per te il francese non sia un problema (come lo è per me).
    Seguo con interesse le tue avventure cinesi ed il tuo percorso di ricerca nell’universo del Taiji.
    Un cordiale saluto
    Ste

    http://www.yiquan78.org/documents.htm

  2. maodun

    ricambio il cordiale saluto!