La vita ruota attorno a quello che compriamo.
Eh. Suona male? Vuol dire che ho una popolazione di lettori piuttosto selezionata :D Mi aspetto che vi suoni male, l’idea di far ruotare la vita attorno al comprare (o anche al vendere, anche se vendersi è di sicuro non meno importante del comprare, e pure la maggior parte di coloro che sono restii alla ipercommercializzazione devono pur sempre vendersi per camparsi, o no?), di sicuro laddove si vuole coltivare le radici, crescere interiormente e quant’altro (dalla summenzionata popolazione lettrice (da TE!) mi aspetto che c’intendiamo) si sa anche che troppo rivolgersi all’esterno dissipa le acquisizioni dell’interiorità (guardare la tv, stare al computer, sbavare sulle vetrine dei negozi…). Non di meno, figlio dell’era del consumo sono e per quanto mi divincoli e alquanto svincoli ancora resto,
ergo,
vi racconterò le recenti avventure acquistative, nella misura di tre, no quattro.
1) birken.stock. l’amico Rafa(el) spagnolo, due tatuaggi simpatici sui gomiti (chi indovina quali?), mi mostra le scarpe che ha regalato alla ganza: due birkenstecksz in pelle (finta?) bianca (finte, tarocche, non originali) comprate per meno di 20 euro. Allora vado allo stesso negozio, intento a ricomprarmi i sabot (gli zoccoli teneri che non piacciono al capitale industriale). Il commesso/padrone del negozio, 15 anni mal vissuti, è un idiota. Non spreco sui dettagli. Allora tento la carta internet. Meraviglia delle meraviglie, c’è un mercatone delirante dove è possibile comprare di tutto, si chiama taobao (.com), è solo in cinese (ahahahaha). Da qui parte:
->la ricerca dell’online banking con la bank of china
– ->l’online banking con la bank of china funziona solo con internet explorer che con mac non funziona (oppure sì, ma comunque non abbastanza per la bank of china)
– – ->la ricerca di chi mi possa installare il nuovo sistema operativo mac (10.6), leopardo delle nevi (che la apple esageri è rinomato), non orginale. Ma mi rendo conto che l’hard disk è un po’ alle pompe, ergo che mi si cambi anche l’hd.
– – – ->ma quando trovo chi lo può fare, mi rendo conto che sono degli incapaci che si bloccano di fronte a una vite a cavo esagonale (stella di david)…
-ma siete in grado?
-certo
-quindi?
-quindi non so bene come fare.
Al che un po’ mi incazzo, gli dico di lasciar perdere, gli compro (con risparmio del 33%) l’hard disk che stavano per installarmi, mi compro i cacciavite da Do It Yourself (incluso quello per le teste a stella di david), mi cambio da solo l’hard disk (qui le istruzioni http://www.ifixit.com/Guide/Repair/MacBook-Pro-15-Inch-Core-2-Duo-2-16-2-33-GHz-Hard-Drive-Replacement/459/2 al passo 5 si vedono le viti galeotte) e vado a un altro negozio dove
– – – – -> mi installano il nuovo mac osx per ben 30 neuri, al che posso comprarmi una copia di xp sp3 in inglese per ben 1 euro, torno a casa, mi installo xp sp3 con bootcamp e…
– – – – – ->mi viene voglia di giocare a fallout 3 (ma qui si entrerebbe in un vortice che nemmeno joyce riuscirebbe a rendere *interessante e *leggibile e *(magari) avvincente allo stesso tempo), non di meno, riesco ad avviare l’online banking così da poter finalmente…
– – – – – – ->risparmiare il 3% di commissioni sui pagamenti in contanti. Lo so, quando mi introppo sui computer rischio [!] il ridicolo. Rischiando, oltretutto, di comprare tre paia di scarpe al posto di uno, riesco finalmente a comprarmi un paio di birkenstuc per la folle cifra di 165 yuan più spese di spedizione (20 sauri circa).
Mi trovo a questo punto nella condizione di stare aspettando: un libro dall’amazon cinese (taijiquan jinglun ji 太极拳精论 ji non lo trovo, raccolta di teorie essenziali del taijiquan), un pacco da webster con una quindicina di libri italiani, che mannaggia a loro lo spediscono con ups (segue altra avventura di due giorni alle mitiche dogane dell’aeroporto di kumminchia), le scarpe.
Aspettare, o proiettarsi all’esterno. Dimenticare di stare aspettando, che bella cosa… quando arrivano, si scopre non ci provano neanche a fingersi birckcensbroc: sono una marca locale (si fa per dire), tale path finder, in tutto e per tutto ugali ai birckenstock da 80 euros (incluso il pattern ipnagogico della suola) eccetto il prezzo. Evviva evviva.
2) la moto. Erano mesi, che se ne ragionava. Mister Yang mi chiedeva, ma allora, sta moto? Mi aveva pure accompagnato a vedere dei motorini (dei cinquantini tipo booster primi anni 90 con le marmitte grosse quanto la coscia di ozio…) C’avevo pure il gancio per farmi accompagnare da un sapiente in una zona dove vendono moto usate (il sapiente serve a non farsi sparare cifre assurde solo perché non ho gli occhi a mandorla e a garantirsi che i documenti della moto sono quelli della moto che stai comprando e non quelli di un aquilone tosaerba a diesel), e anche lui, il de facto factotum della comunità occidentale subnicchia business, mi chiedeva, la vuoi ancora comprare la moto?
E insomma, alla fine, cambiata casa, sclerato sui pacchi in attesa, risolto con mi ma’ in arrivo (ci scappelliamo di fronte all’imperatrice celeste che dall’alto dei suoi quasi ettanta si mobilita per visitare il figlio in cina), vado a fare l’esame della patente di cui già si sa, e il giorno dopo, moto. Acquisto in realtà facile e molto più economico di quel che temevo (finora, solo soddisfazioni dalla moto in tinta con il blog… l’avevate notato?!), tant’è che anticipa tutto il factotum e poi io gli do i soldi dopo.
3) barbabarattoli. finché cercate su internet una marca come birkenstock, anche a rischio di trovare degli spinoff (qualunque cosa siano), delle sottomarche o dei falsi (concetto che non ha molto senso, ma su questo potrei quasi sentirmi di anticipare un altro post), finché cerchiamo la marca famosa qualcosa troviamo. Ma se cerchiamo qualcosa di cui nemmeno sappiamo il nome?
Cos’è la cultura, si chiedevano gli antropologi inglesi dei primi del 20° secolo mentre assisi su una poltrona di vimini si facevano portare nella giungla da quattro servitori in perizoma di foglie di banano? (o forse che il punto interrogativo dovrebbe andare al posto della virgola?)
La cultura sta nel fatto che i cinesi non usano, tradizionalmente, i barattoli di vetro col tappo a vite di metallo (che in italia si trovano ovunque, a partire dalle mesticherie) per le conserve, essendo dei primitivisti involontari usano tutta roba in coccio dell’eneolitico come a pioggia sulla piana di sesto o grosse giare di vetro con tappi pure di vetro, cioè tutta roba che va bene per sottolii e sottosalii ma non per sottovuotii. E visto che l’obiettivo scopo meta ultima è fare in autunno quintali di pizza con la conserva di pomodoro secondo la ricetta dell’artusi o anche no, servono barattoli che facciano il vuoto, e i barattoli sono comunque sia cilindri di vetro che contengono roba alimentare, cioè, in cinese, bottiglie, la sottocategoria concettuale "barattolo", ossia bottiglia più o meno omogeneamente cilindrica con grossa bocca e tappo avvitabile se esiste non l’ho scoperta. E le mesticherie, molte più che in italia, non dispongono. Molte più che in italia è ovviamente una semplice funzione del rapporto tra capitale totale e costo medio della vita, la cina è un paese più povero dell’italia*, ergo il piccolo commercio e l’artigianato sono più diffusi (il che la rende molto divertente, locale, vivibile a livello di quartiere etc…).
[*questo è ovviamente tutto da vedere.]
Quindi? o si compra roba imbarattolata, la si consuma e si riutilizzano i barattoli (sistema abbastanza ragionevole, tanto più in italia, ma lento e pure antieconomico, visto che le cose meno care in barattoli di vetro costano sui sei yuanes, e poi, oltre alla qualità del contenuto che è sempre un terno al lotto, c’è l’etichetta con la colla che quando bollisci i barattoli diventa spesso un problema), oppure li compri su internet. Sempre su taobao.
Ma ti pare? Comprare i barattoli su internet, in che cazzo di mondo viviamo? Non di meno, su internet un barattolo costa 0.56 yuanz. Spese di spedizione, 15 yuanz. Alla fine, con 25 yuanz mi arrivano a casa 20 barattoli senza etichette del cazzo, prezzo medio a barattolo 1,25 yuani, contro i 6 dei barattoli con contenuti discutibilmente digeribili. Quindi sì, si compra i barattoli su internet. Il rischio è quello di finire a comprare qualunque cosa su internet, ma come vedremo presto…
4) come sappiamo bene tutti quanti, l’acquisizione gratifica. Comprare riduce la frustrazione. Bastone e carota, carota e bastone entrambi nel culo e vasellina. Basta intendersi. Per stemperare questo condizionamento, il giovane pseudo asceta sviluppa l’ostilità nei confronti degli acquisti, non compro ergo sono (meglio di…), ossia si autocondiziona in altra direzione, forse perfino più frustrante, salvo poi sviluppare dei meccanismi valvola-di-sfogo per cui quando succede x allora si sente autorizzato a fare y (dove y è venir meno ai controcondizionamenti, mangiare dolci, comprare roba etc…). Insomma, oggi sono andato a comprare del rosmarino al mercato dei pajaros y flores, e sono tornato a casa con un giubbotto nuovo. Ora. C’è stata l’immancabile contrattazione, sono riuscito a farmi scontare del 5% il pezzo. Poco. Al che ho sospettato di essermi fatto veramente fregare (ma il giubbotto piace, il prezzo è abbordabile, quindi chi se ne frega). Tornato a casa, non di meno, ho cercato su internet (indovinate quale sito…), e ho scoperto che lo stesso giubbotto viene venduto in media al 20% in più del prezzo originale, quindi… c’ho pure risparmia’o. O’bbella.
beh mi piscio dal ridere (sara’ che ho fatto due tiri dalla tüte del mio coinquilino schwul rumeno che sembrava un dirigibile pieno di ganja?
Vabbeh vado a dormire (domani 8 e mezzo fo lezione di chi kung ai punk—mooolto poco graticante, ma insomma sono pure una mezza tacca…)
chissà che i punk tubingi (sempre a tubingia stai?) non siano più disciplinati degli sqotter fiorentini… tanti saluti