Sapevo che avremmo trovato caldo in sicilia, ma 47 gradi a siracusa giusto i due giorni che siamo stati a siracusa anche no. A parte questo, mi preme subito segnalare quanto di più bello ha la sicilia, e non sono le acque, non gli arancini, né le granite (solo una non mi ha fatto pensare che quelle della gelateria siciliana di firenze fossero meglio). Il meglio della sicilia sono le librerie. Dove ancora si trovano libri. Veri libri. Vere librerie, non boutique del macero anteriore, supermercati della carta offesa come quei troiai fiorentini, no, in sicilia hanno ancora delle librerie. Tanto di cappello.
Pane e panelle, e un limone. Altra bella storia.
Detto questo, un amico che una volta ha azzardato scriversi mio allievo, con il quale piuttosto mi sono allenato più volte, mi ha invitato, sapendo dei progetti siciliani, ad andare a trovare il suo maestro, della qual cosa gli sono grato, perché ho conosciuto una persona che da venti e più anni pratica tai ji quan, Gianfranco Pace, sul cui tai ji quan chen non ho niente da dire (che bastano i complimenti che gli fanno i cinesi, direi), ma che è stato gentile, mi ha dato un paio di spallate in bocca (cosa che ritengo un istruttivo piacere), e ha perfino permesso a me e Yagi di dormire nella sua scuola costruita sul modello cinese, luogo di allenamento e luogo di soggiorno, ma molto più bella di quelle che ho visto in cina e soprattutto con l’etna fumante a un tiro di schioppo.
Se state allenando chen in italia, ci sono probabilità che sia con un allievo del maestro Pace: ci sono una trentina di scuole sparse per l’Italia affiliate alla sua associazione, a testimonianza della qualità del suo insegnamento e della capacità di non-organizzazione (tutta la parte amministrativa, mi raccontava, l’ha demandata a persone che lavorano per l’associazione e nemmeno praticano taijiquan, così che lui possa dedicarsi esclusivamente all’insegnamento e alla pratica).