trilogia della primavera – random

randomness.
Le parole sono assolutamente deficenti.
La vita come una trottola ha il suo spin, capita che passandole vicino le dia anch’io il mio colpetto. Ma nel farlo tengo gli occhi bassi: non avrete la mia energia!
Scherzi? Avete idea di quanta energia si consumi attraverso gli occhi? O di quanta se ne assorba, poco importa, sempre lavoro è. Tutte le persone che sollecitano attraverso l’occhio-contatto una qualche reazione, mi vuoi bene, mi vuoi male, mi vuoi? Che spreco di energie disumano!
Fortuna che ho trovato chi come me. "Do you consider yourself to be silent?" "I go stalking deers"*. Che è più di quanto possa dire io. Kunming è un posto interessante. 
 
Kunming è un posto interessante per cambiare. Come praticando il palo si ha l’impressione di sintonizzarsi sui ritmi lenti del mondo, così di quando in quando ho l’impressione di percepire il lieve accumularsi di sedimenti che porterà alla deviazione del corso del fiume della vita di chi incontro. Anche quelli che incontro più frequentemente in effetti non li incontro troppo di frequente, questo aiuta, forse, nella percezione.
*"Ritieni di essere silenzioso?" "Seguo cervi senza che se ne accorgano"
E quindi, il tao, diceva quello, agisci senza agire, parti dal molto piccolo (e restaci!). La trottola sta già ruotando per conto suo, non c’è bisogno di usare troppa energia, anzi, più ne usi più rischi di far danni.
Mi scuserei se mi piacesse scusarmi, ma di che? Che non posso essere più chiaro di così? Oh, potrei.
Un atto random non interferisce nell’ordine generale. Un atto random è venuto fuori dal talmente piccolo che nessuno potrà ritenerti responsabile di qualcosa. Io mi sono seduto lì, e sedendomi lì ho impedito uno stupro. Questo lo sappiamo in due, perché la ragazza era troppo drogata per rendersene conto, a quanto pare. Nessuna discussione, nessuna violenza corporea. Solo traiettorie, e lievi interferenze. Il saggio non si vanta, non si mette mai al primo posto. Vantarsi di che, di essere andato a sedersi? Come potrebbe qualcuno parlare di quello che hai fatto, se ti sei attenuto al molto piccolo?
Per cui il taijiquan è aiutare una persona a sedersi quando vuole mettersi a correre contro un muro. 
Ieri ho visto Yang laoshi che, pretendendo di non averne avuto l’intenzione, pestava due signore che si erano messe a ballare il liscio cinese dove noi ci s’allena, in un angolino neanche troppo piccolo, con portatile e altoparlante. Ne è seguita una discussione. Quando ero arrivato, avevo avuto l’impressione che Yang Laoshi fosse un po’ triste.
Io quanto più sono rigoroso e moderato, quanto meno mi sembra di fare progressi nel taijiquan, poi mi sbronzo e mi piego dalle canne e il giorno dopo mi sembra di volare, leggero come il vento, in grado di scaraventare via chiunque. Ho messo in leva un vecchio di quelli che si allena pure lui con yang laoshi, e che quando mi spinge mi dà sempre la stessa fastidiosissima spinta lenta che cambia col mio cercare di adeguarmi ad essa (ossia una spinta fatta per "vincere" e non per aiutarmi a capire come trasformarla). Mentre gli tenevo il braccio su quel crinale che di qua non fa niente e di là te lo spezzo, stavo quasi per provarci gusto. Ma poi c’è il discorso che il morbido vince il duro. Se lui è egoicamente rigido e si preoccupa solo di mantenere la sua posizione nella gerarchia degli allievi di yang laoshi (direi che l’ho già passato da un pezzo, a lui, ma tant’è), io essendo morbido posso di quando in quando comunicare la morbidezza.
Nel tuishou è divertente, perché magari la persona che hai di fronte si aspetta rigidità e forza, e invece poggiare le mani sull’altro così leggere che a malapena se ne accorge e non fare alcun movimento, e poi dare un po’ di peso/calore/energia alle mani, senza nessuna forza/movimento… c’è ancora chi dopo quattro anni non ha capito una sega. E allora mi chiedo come funzioni e da cosa dipenda. Io non capisco le parole, però nella pratica ho fatto più progressi. E vabbè, sono bravo. Ma il senso è: perché non capiscono? O: si tratta di capire o di che?
C’è della gente che si preoccupa più della "faccia" che della qualità reale del proprio allenarsi. "Se tu sei un nuovo allievo, non puoi farmi il culo perché io mi alleno da più tempo di te, e quindi sono più bravo". Sfortunatamente, c’è un momento in cui si passa dalla costatazione evidente  alla presa di posizione, la qual cosa non mi impedisce nella pratica di farti il culo, e ti faccio il culo solo perché tu ti metti nella disposizione d’animo e di corpo per cui uno dei due dovrà fare il culo all’altro, e siccome sei rigido e hai paura di perdere la tua posizione, ti faccio il culo :) Anche questo è un tipo di soglie verso il quale ci si può sensibilizzare. C’è un allievo che è sei anni che si allena sporadicamente con yang laoshi, e lui mi ha veramente impressionato per la leggerezza e la non voglia di imporsi. Con lui è piuttosto interessante allenarsi.
Però c’è anche il mitico aspetto della didattica cinese. Yang laoshi ogni tanto parte con dei pipponi di mezz’ora sul daodejing, gli otto trigrammi, il jing, tong tou e cazzi e mazzi e stramazzi (di cui ancora capisco molto poco), però è difficile che venga a dirti: "guarda che se tieni il peso mezzo centimetro più avanti e cerchi di sentire come è distribuito probabilmente ti rendi conto che ecc ecc…". Cazzo, c’è una signora che mi sono ritrovato io a dirle cose. E però mi rendo conto che sono questioni tecniche, e che forse ci poteva arrivare da sola. E che se non ci arrivi da solo, appunto, restano solo tecniche. Quindi contrapponibili ad un ipotetico tutto organico? Si potrebbe aprire discussione su varie forme di maieutica, didattica, propedeutica e sti gran cazzi.
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I grandi fiumi e l’oceano regnano sui torrenti perché stanno sotto di loro. Per questo regnano sui torrenti.
Il saggio, nel governare le persone, usa l’umiltà; se vuole essere il primo, si mette all’ultimo posto. Perciò quando il saggio occupa il posto più in alto, la gente non lo sente come un peso; quando occupa il primo posto, non lo sente come un ostacolo. Tutto il mondo è lieto di sostenerlo e non si stanca di lui.
E’ perché non compete, che nessuno può competere con lui.
[Beato il saggio]