hero

c’è una storia interessante che sta circolando da queste parti in internet, l’unico canale in cui d’altronde può circolare, ed è quella di tale yang jia, un tizio di shanghai che è entrato in una stazione di polizia e ha ammazzato sei sbirri a coltellate. 

in precedenza era stato portato in quella stazione, insultato e pestato. aveva sporto denuncia. senza conseguenze.

 

 

e la cosa bella? è considerato un eroe popolare.

8 responses to “hero”

  1. hh

    Non c’entra nulla con il post.
    o forse si?

    notizie su dove vanno gli usa
    http://www.notiziedalmediooriente.it/…p;new=8942

    all’interno c’è un link (to pdf) di un rapporto redatto dalla scuola di guerra dell’esercito Usa:
    scritte da loro, e non da noi, fanno più paura…

  2. pengo

    non posso accedere al pdf, magari mandamelo (col cazzo che da qui posso raggiungere un sito .mil del governo usa, mi sa), comunque dall’articolo esce fuori la preoccupazione del dipartimento della difesa nei confronti di una non troppo improbabile “rivoluzione sociale”. E che vuoi di più dalla vita?

  3. hh

    è un po’ più di una “preoccupazione”, quella degli Usa.

    per quanto mi riguarda, mi preoccupo solo in quanto, ad oggi, si perde.

    ad ogni modo, mi chiedevo se la Cina, considerando l’articolo, non fosse “indietro”, ma di molto più avanti, nell’evoluzione dei sistemi di potere (almeno considerando la funzionalità per il tipo di economia dominante attualmente)

  4. random pengo

    credo che la cina non faccia mistero di non essere, in pratica, molto elastica verso il dissenso, sebbene sulla carta ci siano tutta una serie di diritti di espressione.
    ma soprattutto, oggi mi stavano portando a mangiare montone direttamente alla fonte, in un paesino fuori km, e al terzo paesino che passavo, con risvegliarsi di impressioni sempre piu’ colombiane (in senso positivo), davanti alla stazione di polizia c’era un traliccio che sovrastava la strada e dal quale penzolavano due videocamere.
    nel mezzo del niente.
    hmm…

  5. pengo

    si perde patendo o si perde divertendosi? personalmente non vedo rivoluzioni sociali all’orizzonte, riuscissi a divertirmi sarebbe gia’ qualcosa ;)

  6. hh

    Quando Obama vinse, mi accorsi, con stupore, che la parola “filoamericano” assumeva dentro di me un altro significato. Non ancora definito, ma non più rigettato a priori, come da sempre è stato nel mio quarto di secolo di vita.

    stando all’articolo, e quindi alla “necessità” di una militarizzazione della società americana, casomai vissuta dalla società stessa come “naturale”, mi chiedo se non siamo all’alba di un cambio di paradigma concettuale nei confronti della Cina.
    ciò che abbiamo sempre visto debole, improvvisamente mostra la sua forza,(funzionalità) e vince.

    per quanto riguarda la preoccupazione, non era di carattere patemico, ma cerebrale. :-)
    ragiono ancora a pancia piena.
    per ora.

  7. random pengo

    in che senso, il tuo discorso del “filoamericano”? Non noto soluzioni di continuita’ nette nella prossima presidenza di obama. Milioni di negri stanno ancora in prigione in america, il gabinetto del presidente e’ pieno di stronzi con le stellette, come facevi notare tu, se si ritireranno le truppe dal posto A sara’ per metterle nel posto B. Insisto che non capisco.
    Poi, la militarizzazione interna degli stati uniti… uno: guardare punishment park, di tale peter watkins, 1971, due: leggere Vineland di pynchon.
    Non so, a me sembrano gia’ ben rodati gli usa, in quanto a guerra interna. Hanno abbastanza sindacalisti accoppati sulle spalle da rivaleggiare con la colombia…
    vabbe’, mi vado a sbronzare moderatamente.

  8. hh

    per carità, dio me ne scampi dal considerare rivoluzionario Obama.
    O dal voler intavolare qui una discussione che sia più lunga di una decina di righe.

    Ad ogni modo, in Italia si è “accettata” come necessaria, e dunque naturale, la soluzione militare ad un problema civile (i rifiuti per strada).
    E probabilmente si chiameranno i militari per costruire infrastrutture più o meno economicamente redditizie.
    Ora, se queste non passano più come anomalie (nè lo è il parlamento autistico,e quasi monopartitico, il governo forte, la giustizia a priorità annuali), ma anzi sono considerate come l’unico modo per far funzionare il sistema, allora la Cina non è più un’anomalia.
    Diventa un’avanguardia. Un modello, culturale, e politico.
    Solo questo, volevo dire.

    Il film non riesco a trovarlo in italiano, neanche sottotitolato.
    vabbè, vado a disintossicarmi.