un giorno Maodun incontrò nuovamente Kelisi, tornato in città dopo sei mesi. Si incontrarono nella locanda dove si erano conosciuti, Kelisi era già là e non dette a Maodun neppure il tempo di sedersi per iniziare a parlagrli.
-Ah, che bello vedere che non sei cambiato per niente – disse Kelisi – vedo però che hai dei nuovi occhiali.
-Ho avuto una buona idea – rispose Maodun, che si era ispirato a Kelisi per l’acquisto di quell’utile tipo di lenti.
-Hai portato delle donne? O delle buona droga? Quelle sarebbero buone idee.
Furono ordinate altre birre.
-Sono stato molto in Ogiò – disse Kelisi – qualche mese nelle terre di Fa, ho visitato mia madre nella vecchia Inguo, ma non potevo più vivere in quei posti, la gente non ha più cuore, sembra che l’imperatore uncinato non sia mai morto, si aggiungono leggi su leggi e manca l’aria.
-Tornerai qui dunque?- chiese Maodun.
-Non voglio voglio più commerciare con i cinesi – disse ancora Kelisi, che commerciava in libri e dipinti – li ammiro molto ma non sanno proprio come fare, ho sprecato troppi denari per ottenere meno di quello che volevo.
-La loro cultura è per me come una sabbia mobile al rovescio – avrebbe voluto dirgli Maodun, ma si limitò a raccontare. – Il mio amico mi insegna le sottigliezze della loro cultura, senza offendermi pur avendo la metà dei miei anni, e questa è già una sottigliezza.
-Non esistono sottigliezze – lo sorprese Kelisi – non lasciarti irretire dall’esotismo perché orientale e occidentale non esistono, sono solo modi diversi di gestire flussi di informazioni. Io sono un uomo di successo, ho realizzato tutti i miei sogni, ho viaggiato, ho avuto le donne più belle del mondo, non mi è mancato niente, eppure oggi sono di nuovo qui in Cina a non trovare il senso da dare alla vita. Non c’è un senso, siamo solo della sostanza garantita che nel corso della vita non può cambiare.
Maodun ascoltava guardando l’età nel volto di Kelisi, sentendo lo stomaco non sereno nelle sue parole, vedendo le ossa, originalmente di costituzione solida, che andavano indebolendosi.
Sulla via di casa Maodun ripensò alla conversazione, e si rese conto di quante cose Kelisi sapeva di non sapere, e quasi pensò che fossero troppe.