guang di, il dio della guerra
"hanno privatizzato la politica", da femminismo al sud.
E’ iniziato il viaggio vero e proprio, dopo l’isola felice pechinese con altri italiani ospitali ognuno a modo suo. Dopo un viaggio notturno in treno, very ar-core, con i vagoni che sono un unico corridoio su cui si affacciano le cuccette, sei per sezione, sono a Datong, nell’estremo nord dello Shanxi, e boia se fa freddo. Sono arrivato alle 6:20 alla stazione, prima delle otto non apriva il tempio che volevo vedere, e ora che l’ho visto c’ho gia’ le palle piene di templi trasformati in musei (discorso che andrebbe ampliato…), e allora mi sono messo a girare un po’ per la citta’, che mi era stato detto essere un vero cesso. Continue reading “Datong”
non che ci fosse bisogno di john carpenter…
Avete presente la simpatica legge pisanu antiterrorismu che sei vai in un internet point gli devi dare il documento? Ecco, e’ arrivata anche qui, nonostante mi avessero detto il contrario. Negli internet point registrano il tuo numero di visto, poi la tua postazione e il tempo di permanenza. Fin qui quello che so per esperienza diretta. Immagino poi che loggino (registrino) tutto e girino tutto a qualche computer di governo che segna, incrocia, controlla, rapporta. Per fortuna c’e’ un sacco di wi/fi, ma non c’ho il computer… per fortuna negli ostelli c’e’ internet senza controlli… evidenti. Ma poi, a noi, ma che c’emporta, se quelli nun se fanno li cazzacci loro? In colombia amici che sapevano raccontavano cose divertenti (…) su come il DAS, la polizia politica, maneggiasse informaticamente i dati, sui fascicoli che facevano, incluse tutte le persone con cui eri in contatto via internet e cose del genere. Aspetto solo di conoscere qualcuno che me lo possa raccontare qui. O forse no.
Ho conosciuto Yilian, di footonearth, e porzione non determinata della sua cricca. Ho anche superato l’imbarazzo e mi sono allenato nel parco nan guo, nel parchetto gia’ menzionato della metropolitana di beixinqiao e nel parco del tiantan, tempio del cielo.
quando uno mi fa tutto un pippone sulla cultura cinese e il suo rapporto con il suono e la cura e coltivazione dell’udito e poi mi parla di un termos, oggetto molto utile da queste parti, sempre pieno di te’ uno meglio dell’altro, con palline nel tappo che producono gradevoli suoni, scatta lo stesso propulsore narrativo allogenico di buona parte dell’epica classica nonche’ dei giochi di ruolo, il cosidetto quest, la ricerca del sacro graal o il viaggio per distruggere l’unico anello. Ossia non e’ l’eroe protagonista main character che decide di fare qualcosa della sua vita, e dunque se ne racconto il percorso di realizzazione o fallimento, bensi’ e’ uno che va da lui e gli dice cosa fare, o almeno, che c’e’ da fare. Continue reading “the quest”