epicentrica

Sono salito sul treno per Chengdu a mezzanotte e tre quarti del 12, sul taccuino avevo scritto: "arrivo 18:40 (si’, certo…)".

 

Invece sono rimasto su quel treno due giorni e mezzo, bloccato da un binario spaccato davanti, un ponte non affidabile dietro, e 2000 cinesi che si preoccupavano per la mia sicurezza. E’ stato il dio delle ferrovie, disturbato da quello che avevo scritto in precedenza? O e’ stato un gran culo, che ci siamo fermati a 150 km dall’epicentro? Li’ per li’ non avevo idea della portata della cosa. Stavo dormendo, saranno state le tre del pomeriggio, con "i briganti" sul muso, quando l’ennesima scossa del treno mi ha svegliato. Solo che il treno non ha smesso di tremare, mentre colonne di polvere gialla si alzavano dalle colline a trecento metri dal treno, di la’ dal fiume. Abitutato alle scossettine che ogni tanto si possono sentire a firenze, egocentrico, non avevo assolutamente idea di essere invece alla periferia di un bel macello.

Ci siamo fermati, e non siamo piu’ ripartiti per un giorno e mezzo… Nella carrozza c’era un’altra occidentale che parlava in inglese con una ragazza cinese: dopo un po’ ho cercato di capire da loro cosa stesse succedendo, ma nessuno aveva le idee chiare. Solo, eravamo fermi e faceva caldo. La ragazza inglese si lamentava che i cessi puzzavano. Io volevo capire perche’ non ci facevano scendere dal treno: paternalismo autoritario cinese, per la nostra sicurezza dovevamo restare sul treno, nonostante il caldo becco.

a me ricorda tantissimo otted…

Questo e’ stato causa di diverse discussioni, pacate, in cui alla fine veniva fuori che le autorita’ delle ferrovie cinese non potevano permettersi di non avere il controllo dei passeggeri, per la loro sicurezza. Paternalismo appunto, ma man mano che arrivavano le notizie, all’inizio si parlava di 7000 morti, sembrava un po’ piu’ giustificato. In molti volevano scendere dal treno, molti avrebbero cercato di tornare alle proprie case per conto loro. Eravamo fermi nel bel mezzo del niente, vicino ad un villaggio di cui si intravedevano alcune case sulla sponda opposta del fiume. Il posto, peraltro, bellissimo.

Il primo giorno e’ passato cosi’, nel nulla, ho finito il secondo volume dei briganti, ho provato a farmi aprire le porte del treno, ho finito le mele (una e’ scomparsa) e condiviso l’ultimo pasto di tutto il treno con l’inglese e la sosia cinese di otted. La famiglia di FangJuan e’ proprio della cittadina al centro del terremoto, quando sono arrivate le prime notizie lei era molto preoccupata, ma abbastanza presto e’ riuscita a ricevere un messaggio che l’ha tranquillizzata sulle loro condizioni. Ad un certo punto passa una squadra di operai accanto al treno: apparente buon segno cui non e’ seguito niente. Personale del treno e’ passato a cercare volontari qualora ce ne fosse stato poi bisogno. Hai voglia a propormi, non mi volevano, per la mia sicurezza (e se c’e’ una cosa che mi fa incazzare e’ quando qualcuno si "preoccupa" per la mia sicurezza!).

La mattina dopo inutile dirlo mi rimetto a leggere, tutti attorno a me sembrano imperturbabili, come se ci fossimo fermati in coda a un casello, niente di strano, mentre io sto fumando perche’ non so che sta succedendo, non posso scendere dal treno a prendere una boccata d’aria o sgranchirmi le gambe (se scendi te scendono tutti, roba da asilo, e che scendano!), e non parlo cinese, quindi dipendo dalla bonta’ altrui per capire qualcosa. Qualcuno dice qualcosa, c’e’ gente fuori, sono i volontari della sera prima. VAFFANCULO!!! Prendo la macchina fotografica, la infilo sotto la felpa e percorro tutte le 15 carrozze che mi separano dalla testa del treno, ci sono carrozze stipate come solo sui treni cinesi eppure tutti sono tranquilli (in italia mi immagino avremmo gia’ scardinato le porte, ma vabbe’), arrivo alla prima carrozza e la porta e’ aperta. Scendo, e mi avvio dove vanno quegli altri, nessuno sembra farci caso, ma dopo poco sento gridare. Faccio finta di niente e tiro a diritto. Da davanti al treno spunta un tipo in borghese e mi ferma. Mi dicono di tornare ma non ci penso neanche remotamente. Voglio vedere e voglio aiutare, dico. Arriva l’immancabile interprete improvvisato. Non capisci il cinese, mi spiega. Io la guardo, guardo lo sbirro, guardo la gente che sta trasportando casse d’acqua e di cracker e salsicce industriali e mi chiedo se gli abbiano chiesto la laurea in letteratura cinese classica prima di caricargli la roba in spalla. Seguitiamo a discutere, quando uno sherpa mi arriva a tiro gli tolgo la roba di mano e la porta alla prima carrozza, dove hanno iniziato a fare catena per stipare le scatole nella carrozza ristorante. Dopo un paio di viaggi lo sbirro si rende conto che voglio davvero dare una mano, e mi dice vai pure, mentre lui e’ li’ con la radiolina a "controllare".

Dopo un centinaio di metri di binari un sentiero scende verso il villaggio, i tetti delle case sono tutti andati, qualche muro e’ crollato, altri sono ben crepati. Gli uomini che pigramente trasportano le scatole o l’acqua, sedendosi ogni tre per due, mi fanno fumare occhi e orecchie, correre o caricarsi cento chili non serve a niente ma mi sento impotente e almeno sfogo la rabbia caricandomi oltre misura. Un ragazzo mi dice che nel villaggio sono morte diverse persone, e stamattina due bambini.

Arrivo al treno che non ho fiato, passo le casse, torno indietro a prenderne altre, ancora un viaggio e poi sono finite. In effetti non c’e’ molto da fare, sul treno. Inutile dire che non c’e’ modo di organizzare un aiuto per la gente del villaggio, vietato riscendere dal treno.

Resto sul vagone, invaghendomi di FangJuan solo perche’ e’ li’ e’ viva e calda e parla una lingua che capisco, mi addormento leggendo, mi risveglio che stanno distribuendo il cibo. Dopo pranzo arriva un trenino a gasolio per riparare chissa’ cosa, forse il binario. Buon segno? Non succede niente, si ammazza il tempo imparando nuovi giochi a carte. Io ho provato ad insegnare scopone scientifico con scarsi risultati. Notizie di una partenza imminente risultano false. Mi riaddormento. Tre ore dopo siamo ancora li’.

Finalmente verso le 17:00, e’ passato piu’ di un giorno da quando ci siamo fermati, il treno riparte, all’indietro. A quanto pare il ponte regge, torniamo indietro, cambiamo binario e ripartiamo: questo e’ il piano. Ci mettiamo un’ora e mezzo solo per tornare indietro, dove ci fermiamo veniamo accolti da gente di un altro villaggio che vende da mangiare.

Ripartiamo, lentissimi. Lungo le rotaie troviamo tantissimi accampamenti improvvisati, sfollati dal terremoto si organizzano come possono. Noi guardiamo e passiamo. Per arrivare a Chengdu ci vorrebbero tre ore, ce ne mettiamo 12…

14 responses to “epicentrica”

  1. b.

    Ciao. Uhm bene che stai bene.
    La sosia di otted è davvero la sosia di otted! :-)

    Senti ma tu ora dove minchia sei?
    perché io sabato dovrei arrivare a chengdu. Tu sei lì?

    Oh nella tua cinesissima richiesta di info per commentare, ti ho lasciato la mail.

    fammi sapere
    ciao
    b.

  2. ET

    Hao hao. Ben tornato su questi schermi.

  3. De

    bhe, menomale che ti sei fatto sentire, mi raccomando per qualunque cosa chiama.

    un abbraccio da quel di Pechino

  4. flyker

    boia deh!

  5. tommaso

    Contento di avere tue notizie.. lavoro più leggero.. a presto. tom_z

  6. pengo

    b. ti scrivo presto, magari ci becchiamo qui.
    saluti a tutti.

  7. Annapurna

    quando ieri ho visto il times of india con la foto in prima paginadel terremoto sapevo che non ti era successo niente. leggerti e’ divertente. vado in napal a trovare i toui amici maoisti.
    un abbraccio……….

  8. laura

    fiuuu.

  9. Jasmine

    Beh Ciccio..bene così, ma la preoccupazione è stata forte!
    un abbraccio e buon proseguimento..
    Jas

  10. pengo

    Cara De, quando il tuo telefono diventera’ accogliente, saro’ felice di chiamarti, invece che frustrato di fronte ad un cellulare assenteista :p

  11. pengo

    cara annapurna, ma sei sempre la stessa che oltre alle fidanzate mi ti inventi gli amici maoisti? Prego non confondere taoista con maoista…

  12. De

    Pengo caro,
    perchè cellulare assenteista? Sono a Pechino assolutamente rintracciabile, anzi mi fa solo piacere…

    Ancora buon viaggio alla ricerca delle tue montagne.

  13. pengo

    perche’, de cara, ho provato a chiamarti…

  14. vinz

    arrivata. la cartolina.
    piacere che sei vivo.
    v.