Lo studio del cinese richiede determinazione (决心=cuore deciso). Lo sa la signora italiana che lavora al consolato, cui troppe persone hanno chiesto di insegnare cinese, senza essere realmente determinati. Facilmente si inizia a studiare il cinese e dopo un mese si smette, a me è successo nel 2001.
Lo studio delle arti marziali richiede determinazione. Nel secolo scorso Cheng Man Ching, maestro di taijiquan (太极拳) nonché medico e letterato metteva per iscritto ciò che pensava di una classica questione: se la pratica delle arti marziali, o meglio del taijiquan, cambi o no il carattere di chi le pratica.
Il mese prima della laurea è stato un mese di grande determinazione: quello che mi colpisce, retrospettivamente, è che non c’era alcuna intenzione* nella mia determinazione. Svegliarmi tutti i giorni alle sei e fare mezz’ora di zhan zhuang (站桩), o meditazione del palo, poi gli esercizi e la forma di taijiquan non solo non mi è costato alcuno sforzo, ma anzi è stato il rafforzarsi spontaneo e estremamente corroborante di una pratica iniziata in precedenza in maniera più tenue. Le uniche sere che uscivo era per andare in palestra ad allenarmi, poi crollavo. I miei rapporti sociali ne sono usciti tonificati anche loro, quei pochi sopravvissuti.
Dopo la laurea ho iniziato ad informarmi di cose cinesi. Alcune persone che ho incontrato hanno cercato di scoraggiarmi, avvertendomi delle incredibili difficoltà che avrei affrontato. La signora del consolato, forse, per mettere alla prova la mia determinazione. Chissà per quali motivi si sceglie di scoraggiare qualcuno… quando l’amica c. mi ha detto di stare per abbandonare il suo attuale lavoro senza avere la sicurezza di trovarne un altro, io l’ho trovata coraggiosa, non stupida. Ognuno misura con il metro che ha in mano, immagino.
*(xin, 心=cuore, ma anche yi tu, 意=opinione, idea 图=disegno, intenzione)
Cheng Man-Ching, "Tredici saggi sul T’ai C’hi C’huan", Feltrinelli