c’e’ piu’ gusto a farlo in cina

Ho conosciuto Yilian, di footonearth, e porzione non determinata della sua cricca. Ho anche superato l’imbarazzo e mi sono allenato nel parco nan guo, nel parchetto gia’ menzionato della metropolitana di beixinqiao e nel parco del tiantan, tempio del cielo.

Yilian mi ha raccontato che tutte le mattine che va a lezione, quando prende la metro alle sette, vede un signore che fa taijiquan di stile chen (mi sembra di aver capito che anche lei ne sa qualcosa, ma non vorrei sbagliarmi), e cosi’ sono andato a vedere. Sguardi di diffidenza come se fossi entrato con "a nanchino nel 39 non si stava cosi’ male" scritto in cinese e giapponese sulla maglietta. No, probabilmente in quel caso non sarei uscito dal parco… comunque sia, quelli che si sono degnati di guardarmi, pochi, mi sono sembrati diffidenti.

Non e’ stato immediato togliersi lo zaino ed iniziare gli esercizi, anzi. pero’ se c’e’ una cosa che mi ha portato in cina e’ l’idea che sei quello che sei per quello che fai, o espressa in termini molto piu’ sospetti, sei un cinese per quello che fai, non per l’aspetto che hai (questo si ricollega alla storia del villaggio indigeno in colombia, per chi la conosce). Se hanno accettato i manciu, e non e’ stato un cazzo immediato pure quello, accetteranno anche me, questo e’ un senso.

Cosi’ dopo gli esercizini mi sono messo a chenbaoeggiare, la mezz’oretta standard, e poi il resto, insomma, quello che di solito faccio da solo, tranne per il fatto che stamattina ero in mezzo a cinesi che facevano altrettanto. Come diceva quello, c’e’ piu’ gusto a farlo in cina.

Il signor chen, in effetti, c’era, era uno dei piu’ diffidenti/ignoranti, e devo dire, pure bravino, per quel che il mio ignorante occhio puo’ azzardarsi a valutare. Insomma, un po’ se la tirava. piu’ simpatico e "popolare" il signor yang, forse a dimostrazione che lo stile e il carattere sono interdipendenti (vecchia questione), che e’ venuto a sboroneggiare con simpatia dicendomi che a) potevo andare piu’ basso, b) lui poteva andare piu’ basso, c) col tempo sarei andato piu’ basso (no, non e’ la polisemanticita’ del cinese, sono io che non capisco una sega). Poi mi ha indicato, toccandomeli, mingmen, cheng duo e ban huy, il classico discorso che la testa deve stare appesa ad un filo di seta che scende dal cielo e cazzi e mazzi. Fondamentalmente, bell’atteggiamento simpatico, un po’ cazzone (ha preso e per farmi vedere quanto era bravo si e’ schiantato una gamba dietro la testa, restando in piedi sull’altra, ad almeno cinquant’anni, a prima vista, quindi probabilmente 55-60) ma tutt’altro che malvagio.

Al parco nan guo c’ero andato il giorno prima, per spezzare il ghiaccio, e gli allenamenti sono iniziati tardi, verso le 10, quindi gli hard core kungfu nerds me li ero persi.

Lo spettacolo e’ stato il parco del tempio del cielo: altro quest datomi dallo stesso audiomaniaco, sono andato a testa bassa giu’ per il bellissimo parco di cipressi in cerca del "cerchio dove centinaia di vecchini fanno la coda per dire qualcosa", con l’unico problema che ci sono arrivato tardi (per colpa delle difficolta’ incontrate nel quest del termos), non ho voluto comprare il biglietto per i musei (cosi’ e’ scritto nella guida, ma sarebbe stato piu’ indicato tradurre "siti"), e quindi nisba, niente audioexperience, ci torno un’altra volta. Pero’ il parco e’ meraviglioso, e nella parte sud non ci sono aiuole recintate, ma tanti pini nani (ricordo che so una sega io di botanica), alcuni dei quali non hanno aghi ai piedi, ma strani segni circolari (chiara indicazione della presenza di praticanti di baguazhang). C’era, oltre al solito bordello di gente che faceva taijiquan, il tipo del video, che quando mi sono avvicinato la prima volta mi ha dato nove pugni e dodici calci nelle gengive con lo sguardo, facendomi capire che non era il caso di rompergli i coglioni, ma che quando ha finito di allenarsi mi ha sorriso* e mi ha detto che praticava pa chuei**, e un trentenne che praticava baguazhang. Io, che la mattina avevo allenato l’yiquan, mi sono lasciato ispirare dal posto e ho ripreso palmi e camminata circolare, con evidente incremento delle mie energie (neopositivisticamente provato).

Ma soprattutto, venendo via, ho incontrato un nano che si stirava le gambe, e ho pensato, sara’ una signora di novantamila anni, e invece quando mi sono avvicinato ho visto con sorpresa che era un bambino. Che si allenava. Da solo. Alle sette di sera. Cosa pratichi? Bagua. MINCHIA! la cosa incredibile e’ che parlava meglio lui inglese di alcune ragazze che lavorano alla reception dell’ostello, nonche’ della maggior parte della popolazione di pechino. Soppesava le parole ed era composto. Gli ho fatto vedere come il mio insegnante di bagua mi ha insegnato la camminata circolare, diversa dalla sua, e lui mi ha corretto, potenza della immodestia cinese, ma soprattutto e giustamente mi ha corretto il fatto che mi guardassi i piedi. Tredici anni, si allenava tutti i giorni, veniva al parco, mi ha detto, quattro volte al giorno. Ma non era un professionista.

*non che facesse meno paura. non che il sorriso, in cina, abbia esattamente gli stessi significati che ha in italia/europa.

**scusate, non ho avuto il cuore di chiedergli se mi scriveva i caratteri…

One response to “c’e’ piu’ gusto a farlo in cina”

  1. Vera

    Stavolta il reCaptcha esige “widen bKing”, che prendo come un invito a coltivare deliri di onnipotenza :-)
    Bellissima narrazione, me la sto proprio divorando.
    L’unica cosa che non mi stupisce è il bambino di nove anni che parla bene l’inglese. Avrà iniziato prima degli altri a imparare la lingua… sai, la storia del meraviglioso periodo-finestra in cui in teoria si possono imparare tutte le lingue senza problemi… ecco perché la povera Eva potrebbe ritrovarsi con una babysitter cinese :-DDD