torno in cina, abbandono un’italia che pare uno scheletro di ossa fragili come cristallo, stanno in piedi solo perché ancora nessuno ha provato a buttarle giù. nella cerimonia del te, 茶道, riempire completamente la tazza al proprio ospite equivale a guardarlo dall’alto in basso, senza rispetto. al contrario, offrendo birra si riempie il bicchiere fino all’orlo in segno di rispetto. quando ti accendono una sigaretta, lievi colpi di indice e medio sulla mano che tiene l’accendino servono a ringraziare, quando il te è servito, le nocche di indice e medio mimano l’atto di inginocchiarsi.
la prima impressione che hanno molti stranieri è che i cinesi siano tutti deceptive, ingannevoli. ma sempre più ho l’impressione che piuttosto siano estremamente sottili. molto ruota attorno ai concetti di paura, resistenza. l’impatto con la cina è fortissimo, spiazzante, snervante. la prima reazione è trincerarsi, irrigidirsi, resistere aggrappandosi ai propri costumi e alla proprio cultura: e qui sentiamo gli stranieri che si lamentano di ogni cosa, della stupidità dei cinesi, di come fanno male tutto quello che ci aspetteremo fosse fatto diversamente.
è paradossale come in una cultura autoritaria come quella cinese ci sia altresì tanto spazio per la sensibilità. da una parte vedo l’assunzione quotidiana del principio di autorità, ingerito in dosi massicce, il creare una disposizione recettiva nei confronti degli assoluti, delle regole indiscutibili attraverso la mortificazione. la mente si irrigidisce e diventa "mente comune", secondo quelle che sono le richieste e le pressioni dell’ambiente, i protocolli identitari, l’uomo così e la donna cosà. la paura di essere nel torto, la paura di essere ripreso, punito, privato di quel poco. la paura crea irrigidimento, o come diceva frank herbert, «la paura uccide la mente». il consumismo (reso possibile e necessario con l’aumento della produzione) non aiuta, anzi è ormai allo stato dell’arte nel sopprimere la mente recettiva e aperta. Lacan a quanto pare parlava di "etica del desiderio, l’infinita ripetizione di un atto controproducente che non fa che perpetuare le condizioni che hanno dato origine alla sua stessa forza motrice". Hegel nella scienza della logica scrive cose piuttosto interessanti a proposito della cattiva infinità, più o meno giriamo attorno alle stesse questioni. la coazione all’acquisto produce senso di colpa che viene sfogato nell’acquisto, la coazione a mangiare viene sfogata nella cioccolata, la televisione ci assolve dai nostri peccati. come criceti.
Yang laoshi e il crucco
Quello che rende il taijiquan potente è il tingli, 听力, la forza dell’ascolto, la sensibilità. a cena con zhi yuan sono stato agganciato da un neozelandese, ed è stato un incontro piuttosto affascinante. la sua totale mancanza di sensibilità, la rigidità del suo corpo, l’incapacità di apprezzare la situazione, lo sguardo perso. sembrava diviso tra il fascino e l’odio per questo paese in cui si sarebbe fermato appena un mese. e io ero lì a ragionare con un amico cinese, chissà che impressione poteva fargli. Chi stava fregando chi, secondo lui? La cultura cinese è come una sabbia mobile al contrario, se appena fai resistenza, ti sputa fuori. Se invece ti rilassi e ti lasci assorbire e affondare, vieni accolto. Il che poi, guarda caso, sembra proprio ripreso dal dao de jing:
"chi non ha fiducia non ottiene fiducia"
Ah, ecco, cerca di ripristinare arretrati e quant’altro… Grazie!
visto che per il mio pre-compleanno ho tirato le 5 a sistemare il blog, ora con calma nei prossimi giorni rimetterò tutto a posto. o almeno ci provo ;)
te lo scrivo anche qui, non fa mai male ribadirlo: BUON COMPLEANNOOOOOOOO!!!!
grazie!!! ho festeggiato in maniera molto cinese! Un bacione!
la tua moneta cinese falso antica è al mio collo…grazie di tutto e buon compleanno,un poco in ritardo…adesso ho pure la comunità inoperosa in bagno e tutte le mattine…