di ritorno da shanghai

ho un arretrato di mail da scrivere/rispondere non indifferente. Ho messo mano su libri che aspettavo da tempo, e inaspettati. Devo ancora finire di scrivere/rimaneggiare un articolo. In compenso ho materiale per un’altra tesi (che nessuno mi chiede di scrivere, peccato). Inoltre vorrei scrivere sull’utilità di marx per i non marxiani (e tantomeno marxisti) e delle considerazioni su quel po’ di pensiero anarchico che conosco (presenza vs. trascendenza?).

 

Detto questo: shanghai mi ha fatto capire quanto sto bene a kunming. Detto questo, ci tornerò, perché a questo giro non ho trovato quelli che praticano il bagua di yin fu/gong bao tian/wang zhuan fei, ossia quello che ho allenato per pochissimo a firenze e che mi ha davvero impressionato.

Vado a correre. Attorno allo Cui hu, il green lake nel centro di kunming. Un giro o due del parco bastano, per ora. 

Chiudo in bellezza, rammentando uno sfogo che mi sono concesso a shanghai.

"Il grattacielo

Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così:
Su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti gli altri, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. 
Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo. Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali. … 
Questo edificio, la cui cantina è un mattatoio e il cui tetto è una cattedrale, dalle finestre dei piani superiori assicura effettivamente una bella vista sul cielo stellato." 

Max Horkeimer, Crepuscolo, 1933. 

One response to “di ritorno da shanghai”

  1. kung fu laura

    chi è capace di scrivere queste analisi, oggi? c’è un po’ di sponda al giornalismo, ma anche loro mica hanno un’analisi, una visione, un pensiero. Esistono ancora i filosofi? Non credo. Scrivi.