Sbaglio la prima volta, o almeno mi porto dietro questa impressione, sbaglio la seconda volta, e continuo a portarmi dietro questa impressione sgradevole, alla terza mi correggo.
La prossima volta non esiste.
La prima volta Yang Laoshi mi chiede se voglio andare a vivere in montagna per qualche mese, io tentenno, sì, interessante, ma in testa ho il visto, il cinese (lingua), yagi, un sacco di menate. Quando gliene riparlo, restiamo in sospeso. Molto in sospeso. La seconda volta, Josh mi chiede se voglio comprare la sua moto, che lui ne ha appena comprata una nuova. Io tentenno, ci penso, ancora non ho la patente internazionale (che non credo farò mai comunque), i soldi, le menate. Quando mi decido che voglio una moto, quella moto, gli chiedo se me la vende e lui mi dice no, guarda, preferisco averne due.
Stamattina arrivo non presto sotto la pagoda sulla collina della comprensione universale. Yang Laoshi ancora non è arrivato, ci sono solo tre delle signore cinesi, una che sta impalata da chissà quanto con una manciata di gradi sopra lo zero, le altre due che fanno la forma. E’ una giornata fredda e umida, piove, tira vento, la gente cammina in fretta come se avesse dei seri deficit neurologici, trema. Insomma si sta da dio. Io faccio un minimo di riscaldamento, tiro giù a gomitate l’acqua che si è depositata sul mio alberello preferito, poi decido di mettermi a fare la forma. E sto per cominciare, davvero, sono lì lì per, quando arriva l’omino scalzo, detto anche l’omino a torso nudo, detto anche quello che non porta i vestiti. Il quale mi chiede se pratico tuishou (sì con i panini).
Ora, è un anno e spiccioli che mi alleno quotidie su codesta collina, e dai tempi in cui la slovena Natasa e il francese Gael mi hanno introdotto a Yang Laoshi, l’omino a torso nudo è per me un personaggio di spicco nel panorama della comprensione universale. Questo signore, come si dice dei grandi maestri "non importa se con il caldo o con il freddo", si aggira in pantaloncini corti (e basta) per la collina, camminando con identica scioltezza e compostezza su pietre, massi, muretti, sentieri e a volte immagino persone. Unica concessione ai pinguini, con l’arrivo del freddo non si toglie le scarpe e indossa perfino un paio di guanti (il che lo renderebbe veramente buffo, se non fosse che è piuttosto impressionante). Insomma, è un anno che vedo questo signore aggirarsi sulla collina, e lo guardo, e lo riguardo, e mi chiedo come sarebbe spingerci le mani, anche se immagino già la risposta. A-ri-insomma, l’omino scamiciato mi ha chiesto se praticavo tuishou e se volevo andare a riscaldarmi un po’ con lui.
E io, da bravo baco di minchia che sono, gli ho risposto come un cucciolotto scemo che stavo aspettando il mio maestro, magari la prossima volta. Ah, va be’, se hai tempo passa, mi ha risposto. Ora. La prossima volta 1 l’ho presa nel culo, la prossima volta 2 l’ho presa nel culo, sarà che voglio prenderla nel culo anche ‘sta volta? Non gli ho fatto fare dieci passi. Di Yang laoshi neanche l’ombra, le signore fanno le loro cose da signore e va bene così però non è che mi scaldino particolarmente il sangue, io mi stavo un po’ rompendo i coglioni.
-Suan le, lascia perdere, – gli ho detto -vengo.-